giovedì 31 maggio 2012

The day after - Scossi


Un film che porta questo titolo già esiste e tutti l’abbiamo sentito nominare, qualcuno l’avrà anche visto.
Del genere catastrofico, si accompagna a una miriade di altre pellicole che in questi anni si sono susseguite sugli schermi cinematografici. Catastrofi di ogni tipo: dalle innondazioni, agli uragani, dall’invasione degli alieni allo scoppio della guerra nucleare.
Ma sono e restano dei film.
Oggi è il giorno dopo di una catastrofe vera, reale, dolorosa e vissuta in prima persona.
Tutto il Nord Italia ha tremato e la furia devastatrice del sisma ha provocato nuovi danni e nuove vittime.
Nuovamente, dopo appena 9 giorni dal precedente sisma.
L’Italia è un Paese sismico, si sa e di terremoti ce ne sono stati un’infinità!
100 anni di terremoti in Italia (prendendo in considerazione la memoria storica attuale degli italiani) ci hanno insegnato che gli effetti catastrofici del terremoto dipendono principalmente dall’uomo.
100 anni di crescita scientifica e tecnologica ci hanno insegnato che ci si può difendere dal terremoto, prevedendolo.
Ma la paura resta sempre la stessa. Sentirsi vulnerabili e impotenti è una sensazione orribile.
Non essere sereni, avere l’ansia di andare a dormire, pensare di dover essere svegliati ancora una volta nel cuore della notte da quel boato sordo o dai violenti movimenti oscillatori, è avvilente.
E oggi, dopo il terremoto di ieri mattina alle nove (magnitudo 5,8) e quello intorno alle 13 (magnitudo 5,3), l'attenzione resta alta. 
Edifici distrutti, che hanno resistito fino a ieri, che hanno sopportato i bombardamenti delle guerre, ma non le 800 scosse in pochi giorni; vittime e feriti.
Il bilancio delle vittime è ormai salito a 17 persone (che si aggiungono ai 7 del terremoto dello scorso 20 maggio). Sono 5 le persone morte a Mirandola, 4 a Medolla, 3 a San Felice sul Panaro, altrettante a Cavezzo, una a Concordia e a Rovereto di Novi. L'ultimo operaio disperso è stato trovato senza vita in mattinata a Medolla. I feriti sono stati circa 350, mentre gli sfollati sono intorno ai 15000che hanno passato la notte nei campi allestiti dalla Protezione Civile e negli alberghi messi a disposizione nella zona. 
E nei miei occhi ancora le immagini video e fotografiche che i media hanno diffuso sul crollo di edifici e di parti di essi. Lo sgretolamento del nostro patrimonio artistico culturale, macigni a terra e sul cuore di ciascuno di noi. Perché il terremoto è di tutti noi. Sono momenti destinati a fissarsi nella memoria di chi c’era.
Chi l’ha vissuto in prima persona non può scordarsi le sensazioni e le emozioni provate durante il sisma, i cumuli di macerie, le città fantasma; chi l’ha vissuto in altre occasioni se lo ricorda altrettanto bene perché la propria vita da lì è cambiata per sempre.
E parliamo di sensazioni vere, di un fenomeno reale e non di apocalissi fantascientifiche!
Ma oltre al terrore, restano tanti punti interrogativi.
Possibile che in 100 anni di catastrofi sismiche che ci hanno insegnato che la difesa più importante è costruire opere resistenti al sisma e, soprattutto, rafforzare quelle esistenti, è stato fatto ben poco? Possibile che si siano sottovalutati i rischi per ridurre il pericolo sismico del patrimonio edilizio esistente?
A quanto pare è possibile e ancora una volta, purtroppo, ci sono stati i capri espiatori che hanno perso la vita.
Ancora una volta viene richiesto un deciso e consapevole impegno di tutti i cittadini per abbattere il rischio sismico di scuole, ospedali, case, ponti, impianti industriali.
Per non parlare mai più di catastrofi, tragedie annunciate, disgrazie per il nostro amato Paese.
Perché un terremoto non è uno spettacolo, non funzionerebbe nemmeno se fosse oggetto di un film in 3D. Qui si parla della vita di tutti. Che merita protezione e tutela.

Erano giorni che organizzavo le mie idee per scrivere un post che alla lontana riguardasse le catastrofi naturali, ma dopo i recenti fatti, non ho potuto che scrivere un post più serio quanto doloroso. Perché sono vicina all'Emilia, perché penso a tutti gli sfollati che a quest'ora dovranno trascorrere un'altra notte d'ansia.


giovedì 17 maggio 2012

Ho fatto del computer una priorità e di facebook il mio lavoro…


…e per alimentare continuamente la mia passione per la comunicazione sulla quale sto investendo dall’inizio del nuovo millennio, twitto. 
Nerd? Assolutamente no.
Tecnico o ingegnere informatico? Assolutamente no.
Eppure termini come “applicazione”, “RSS”, “widget”, “link”, “condivisione”, “download”, “tag”, “hashtag” sono per me all’ordine del giorno.
Una scelta? No, semplicemente in questo mondo all’apparenza inconsistente perché non fatto di materia, ci sono scivolata dolcemente.
Ho seguito il progresso della tecnologia, senza forzature, senza obblighi, semplicemente perché il mio orientamento è per la comunicazione a tutto tondo fin da quando avevo 13 anni.
Già, il mio primo pc me lo regalarono quando ancora andavo alle scuole medie. Mi ricordo che era un IBM 386. Se ci penso mi viene da sorridere. Non ho mica 100 anni eppure guardate che salto enorme che ha fatto la tecnologia in questi 15/20 anni.
Ora tutto è slim, tutto è digitale, tutto è touch, tutto è rintracciabile… basta disporre di un dispositivo che è collegabile alla rete e via che si parte per un viaggio. Virtuale sì, ma quanto che ci sta dietro! Persino le nuove professioni.
Qualcuno rimpiange la carta, i libri, i giornali; qualcuno non li sa nemmeno apprezzare perché appartiene alla nuova generazione ed è capitato in quest’era tecnologica in continuo avanzamento.
Io adoro il pc, internet e tutti i dispositivi tecnologici che mi permettono di  poter scrivere, leggere, navigare, chattare, condividere con il resto del mondo le informazioni. Senza tutto questo metà della mia vita non esisterebbe. Esagerata? Assolutamente no! Proprio perché sono quasi 20 anni che le mie dita scorrono veloci sui tasti del pc, 10 anni che ho imparato a far stare il mio “pensiero” nei 160 caratteri di un sms, 5 anni che il mio unico schermo sempre acceso è quello del pc… non certo quello del televisore. 
Al pc scrivo questi post e tanto altro, su internet cerco le informazioni più svariate, quelle che un tempo si cercavano sulle pagine gialle o si venivano a sapere col passaparola, col cellulare mantengo i rapporti scritti e vocali con le persone che conosco.
Per interesse e per passione personale. Ora anche per lavoro.
Chi non ha mai sentito parlare dei social network? Chi negli ultimi anni non si è aperto un profilo facebook (poi magari abbandonato), un profilo Twitter o si è iscritto a Linkedin che ormai è diventato il nuovo sistema delle risorse umane per il recruiting?!
Chi non conosce questi loghi che ormai campeggiano in ogni sito, se non addirittura alla fine o all’inizio dei singoli articoli?! 
Personalmente, cioè per questioni personali, faccio login quotidiano in facebook (a cui sono iscritta da ben 4 anni, caspita, 4 anni!!!), Linkedin (perché mi arrivano gli aggiornamenti via email), Youtube (perché i video tutorial e video musicali danno colore ai momenti di svago), Google… sì perché tra un “search”, un’occhiata regolare alla casella di posta Gmail e il Calendar sul quale ormai appunto qualunque impegno, per sicurezza (perché tutto sommato la mia memoria è costantemente in allenamento), è la mia pagina principale su tutti i dispositivi che uso.
E poi c’è Twitter, l’ultimo scoperto e quello che attualmente maggiormente mi appassiona.
Sarà perché è l’ultima scoperta.. sarà perché il modo per comunicare attraverso di esso mi ricorda maggiormente gli sms… sarà perché fra i miei “following” ci sono pochissimi amici e tantissimi sconosciuti e questo molte volte mi permette di leggere informazioni e “battute” che altrimenti non leggerei, aprendomi nuovi orizzonti, scatenando pensieri e idee… sarà perché in Twitter pochissimi hanno il blocco, mentre in facebook GUAI se vai a vedere il profilo di uno sconosciuto… ti ritrovi il blocco e la dicitura che ti avvisa che per vedere i suoi contenuti, devi essergli amico (Puah! Stupidaggini! Perché non crederò MAI che le persone che hanno più di un tot di amici in facebook, siano così intimi con tutti. Eppure essendo “amici” - le virgolette sono volute - possono vedere TUTTO quello che l’altro pubblica. Ma dubito che tutto quello che uno pubblica possa andare bene a 300, 400, 500, 1000 amici. Sicuramente fra questi c’è qualcuno che la pensa diversamente, che si sente offeso, che si sente il dito puntato contro…)
O forse è perché facebook oramai sta perdendo quota su Twitter!??
Difatti facebook continua a reinventarsi, a rinnovarsi, eppure sto notando quanto poco i miei amici lo utilizzino. La maggior parte si è iscritta, ha avuto l’entusiasmo iniziale e poi l’ha abbondonato. Qualcuno per sempre, qualcuno una volta al mese si collega. Ma non era certamente questa la fine che doveva fare IL social network per eccellenza.
E comunque oltre a vedere un disinteresse crescente verso facebook da parte dei miei contatti, è scemato anche il mio personale interesse in quanto utente singola. Ormai la mia bacheca è piena di notizie di tutti i gruppi e le pagine a cui mi sono iscritta negli anni. Scovare uno “stato” di un amico o un articolo importante, molte volte è un’impresa. Tanto è valso fare una selezione delle persone e raccogliere quelle più importanti e più vicine a me sotto la voce “Amici più stretti” e quando il tempo che ho a disposizione è veramente poco, leggere solamente le loro attività quando mi compare la notifica.
Se invece voglio scrivere e quindi condividere con gli altri ciò che vedo, ciò che sento, ciò che sono, twitto e piazzo qua e là qualche #hashtag, che mi fa sentire parte di una banca dati (scusate, database) di parole e mi ricorda i tag usati nel blog.
Se voglio leggere informazioni utili, battute sarcastiche e sapere come la pensa su una notizia attuale un famoso blogger, uno scienziato o un cantante socialmente impegnato, mi connetto a Twitter.
E se quello che scrivo o retwitto (che corrisponde al “condividi” in facebook) lo voglio condividere anche in facebook (per tutti coloro che Twitter non l’hanno ancora scoperto), questo mi è permesso perché ho messo il collegamento diretto fra i miei tweet e il mio profilo facebook. 
Perché dico tutto questo?! Perché già tempo fa avevo pensato di scrivere un post su quanto la comunicazione abbia influenzato la mia vita.
Oso quasi parlare di un vero e proprio investimento in comunicazione.
Detta così sembra che ci siano di mezzo i soldi. In parte è vero, perché le basi me le sono costruite all’università, nel quinquennio di Scienze della Comunicazione, però per me la parola investimento ha un altro valore. Infatti come faccio il più delle volte, vado oltre al significato letterale del termine, per vedere cosa c’è sotto.
Parlando quindi del mio investimento in comunicazione...
Basti pensare alla facoltà che ho scelto dopo il liceo, che era l’unica che mi interessava fare, perché la comunicazione e il grande bisogno di comunicare fanno parte di me da una vita;
Basti pensare alla mia costante voglia e al bisogno di aggiornarmi in questo settore;
Basti pensare a quando davanti a un manifesto pubblicitario non guardo il contenuto, ma il contenitore e riconosco la genialità di certe menti creative;
Basti pensare a quando in un video cerco il messaggio che hanno voluto comunicare;
Basti pensare che il viral marketing, il guerrilla marketing, il social marketing e il mondo digitale continuano ad appassionarmi…
Basti pensare a quanto amore c’è per la grafica, l’organizzazione di eventi, la creazione di presentazioni, la fotografia, la scrittura più o meno creativa…
Basti pensare che attualmente la mia mansione è quella di “Social Media Coordinator”.
Cosa significa? Per i “comuni mortali” lo traduco in “trascorro le mie 8 ore lavorative su facebook” (generalizzando non poco), mentre agli altri posso dire sia che l’evoluzione del web e dei social network hanno cambiato radicalmente la concezione di promozione e comunicazione, dato che al comunicato stampa si sono sostituiti il viral video, il social blogging, il tweeting, l’hashtagging, fino al banalissimo sarin; sia che il Social Media è uno dei campi con maggiori possibilità professionali in questo momento, dato che moltissime aziende di grandi e medie dimensioni stanno attivando business unit dedicate esclusivamente al lavoro sui social network, sia per la promozione dell’azienda stessa e dei suoi prodotti, sia per la realizzazione di campagne strategiche per conto di clienti terzi.
Appena 4 anni fa non mi sarei mai immaginata di svolgere questo tipo di mansione, ma ora posso affermare che è appassionante e al passo con i tempi. E’ bello taggare, condividere e linkare anche per motivi di lavoro; è bello scoprire cosa attira lettori e stimola i “mi piace”, i commenti, le condivisioni e i tag e che cosa no; è bello espolorare continuamente il web alla ricerca di notizie e spunti da pubblicare. E’ un lavoro creativo e credo che mi si addica al 100%!
Però come anticipavo prima, sta diventando unicamente il mio lavoro, quello su cui mi concentro dalle 9 alle 18 di ogni giorno e poi accantono fino alla mattina seguente. Oramai tutto questo fiorire di social network nei settori più disparati (l’ultimo di cui ho letto notizia è un social network di condivisione della lavatrice per risparmiare sui consumi), non riesce più a coinvolgermi con passione. Oramai i miei clic post-lavoro sono quasi esclusivamente per sms, mail e tweet (con tanto di hashtag e menzioni). 
Ho promosso troppo Twitter!? Forse perché penso che andrebbe rivalutato da tutti, perché la sua forma concisa permette in realtà di comunicare, andando dritto al punto della questione e permettendo di trasferire l’informazione e la conoscenza in maniera veloce. O forse perché non è un vero social network, ma un mezzo di comunicazione di massa con tutte le caratteristiche dei media in regola. Solo più moderno, solo più interattivo, solo più socialmente coinvolgente. Esame di comunicazione di massa docet.