domenica 10 giugno 2012

Marilyn: 50 anni dopo


“Mi sono sempre domandato che cosa si provi a essere la donna più famosa del mondo?” 

cit. film “Marilyn”
Se lo domandò il padrino di Colin Clark, bibliotecario presso il castello di Windsor nel 1956 e ce lo domandiamo ancora oggi, perché nonostante siano passati 50 anni dal giorno della sua morte, Marilyn resta viva nel ricordo di milioni di persone, sia di chi all’epoca era giovane come lei, sia di chi non era ancora nato, ma ha sentito e visto un’infinità di volte il nome e il volto dell’icona sexy per eccellenza.
Io naturalmente appartengo a questa seconda categoria di persone e dunque posso portare una testimonianza viva e reale di come Marilyn nel 2012 sia nel modo più assoluto un’icona intramontabile.
Premesso che ho sempre sentito parlare di lei e della sua morte che ha lasciato tante domande senza risposta, non sono comunque mai stata una sua fan o un’ammiratrice. Né del “biondo Marilyn”, né della sua indiscussa sensualità, né del suo potere magnetico nei confronti degli uomini che incontrò e frequentò.
Fuori discussione la sua bellezza, ma per indole (prima di iscrivermi all’università ero in dubbio se puntare su Scienze della Comunicazione o su Scienze criminologiche) sono sempre rimasta più colpita dal modo in cui è morta e quanto questo venga tuttora messa in discussione.
Però è arrivato anche per me il momento di conoscere di più di questa donna tanto famosa, quanto fragile e sola.
Tutto è cominciato a inizio anno quando ho iniziato a collaborare con Italia Crea, società che organizza fiere, fra cui Cartoomics e Weekend Donna.
Iniziare un nuovo lavoro richiede sempre uno sforzo iniziale per ingranare e cercare di apprendere più cose possibili, ma se ti appassiona, il tutto risulta molto più semplice.
E fu così che fin dall’inizio conobbi quella che sarebbe stata la fiera di Cartoomics da lì a poche settimane. Quali sarebbero state le varie aree, quali gli eventi, quali gli espositori e quali le mostre.
Fra queste ultime ci sarebbe stata per l’appunto quella dedicata a Marilyn Monroe, ricorrendo nel 2012 il 50° Anniversario dalla sua morte.
Disegno di G. Festino
Il titolo della mostra era “Marilyn Monroe: indagine non autorizzata” e sarebbe stata curata da IlCerchioGiallo. Alla base dell’esposizione il quesito “Falso suicidio o vero omicidio?”, dato che le teorie sono tante ma nessuno ad oggi sa cosa sia veramente successo quella notte a Brentwood, e all’interno una serie di opere Guido Crepax, Carlo Jacono e Giuseppe Festino ma anche le storie disegnate da Sergio Toppi, Guido Buzzelli, Gianni De Luca o scritte da Giancarlo Berardi e le opere realizzate ad hoc per Cartoomics da Anna Pennati, autrice del manifesto della mostra: tutte che avrebbero raccontato in un percorso davvero avvincente quanto il mito dell’attrice più sexy del mondo sia ancora vivo.
Grande attesa e tanto lavoro, dunque, per il Cartoomics 2012 che si sarebbe svolto dal 16 al 18 marzo.

Ecco che dunque, durante i giorni di fiera, ho ritagliato un momentino per me per andare a visitare questa mostra che mi interessava già di più rispetto a quella fumetto erotico del secolo scorso. E anche se nessun disegno esposto ha raggiunto la fedelissima riproduzione della perfezione del viso di Marilyn,  ho trovato la mostra piuttosto interessante.
Ma se al momento ho pensato che la questione si chiudesse qui, in realtà è stato solo l’inizio di un percorso che si concluderà a fine anno.
Già, perché non solo sono venuta a conoscenza dell’uscita  anche in Italia del film “Marilyn”, che fra l’altro ha visto premiare con un Golden Globe l’attrice protagonista, e che quindi mi sono segnata come ‘film da andare a vedere’, ma ho saputo che anche per la fiera di Weekend Donna in autunno, si sarebbe portato avanti un progetto complesso riguardante la diva di Hollywood.

Ed eccoci al 1° giugno, quello che sarebbe stato l’86esimo compleanno di Marilyn Monroe e che invece vede uscire al cinema il film tanto atteso.
Non posso andarlo a vedere la sera stessa, ma già quattro giorni dopo mi trovo in sala a guardare questo film che a detta della critica è meraviglioso, sia per l’eccellente cast, sia per come il regista ha saputo ritrarre in modo intimo la celebre attrice hollywoodiana.
Ma io di solito non mi faccio influenzare dalle critiche o dalle recensioni, perché penso che i giudizi siano strettamente personali. Quante volte un film non mi è affatto piaciuto, mentre la critica lo osannava? E anche viceversa.
Quindi senza aver letto niente, sono arrivata in sala e mi sono goduta questo meraviglioso film.
Meraviglioso, davvero… mi sembra la parola più azzeccata. 
Perché in quanto appassionata di cinema, oltre a seguire la trama, ho voluto studiarmi anche ciò che sta intorno alla storia narrata e dunque: la recitazione, le musiche, i costumi, la fotografia, la fedeltà ai fatti realmente accaduti e proprio per questo mi sento assolutamente certa nel dire che il film è davvero ben riuscito e molto bello, un bellissimo omaggio al cinema di quegli anni. Certo, nonostante il Golden Globe e la candidatura agli Oscar, resta un film di nicchia,  ma per chi è realmente appassionato di cinema e dunque guarda di tutto, dal blockbuster al film più serio e impegnato, “Marilyn” (o “My week with Marilyn”, che è il titolo originale) è uno di quei film che va assolutamente visto.
Inoltre sono rimasta piacevolmente colpita dal fatto per omaggiare la diva scomparsa mezzo secolo, non si sia scelto di fare un  film sulla sua vita durata solamente 36 anni, che sarebbe stato più semplice e scontato, ma che si sia girato un film sulla realizzazione di un suo film (grande esempio di meta cinema), peraltro neanche tra i più conosciuti. Personalmente non avevo mai sentito parlare de “Il principe e la ballerina”, ma ammetto che non ho mai approfondito la filmografia dell’attrice, però ho apprezzato moltissimo che alla base ci fossero le pagine del diario di Colin Clark - ventitreenne rampollo di una ricca famiglia inglese talmente innamorato del cinema da essersi riuscito a infilare sul set di questo film come terzo assistente del regista Laurence Olivier, - scritte proprio durante la lavorazione della pellicola.
Marylin e Arthur Miller, suo marito fino al 1962
Raccontando questa sua settimana con Marilyn in prima persona, il risultato è un ritratto delicato, passionale e intenso dell’attrice, anima fragile e bisognosa d’amore, con alle spalle diversi matrimoni ma nessun vero amore (neppure Arthur Miller con cui all’epoca era sposata da appena 3 settimane e che avrebbe dovuto "frantumare le sue insicurezze"), profondamente insicura di sé, perennemente sotto l’effetto di ansiolitici e in ritardo sul set.
Questa la Marilyn che emerge dalla storia e che tutti hanno potuto conoscere da quando è stata ritrovata morta nel suo letto, coperta da un solo lenzuolo e con il ricevitore del telefono in una mano.
L’attrice che invece ha dato il proprio volto per questa parte è Michelle Williams, conosciuta quando ancora era Jen nel telefilm “Dawson’s Creek” e seguita nelle sue prime parti importanti al cinema fino a vederla in ruoli importanti e via via più impegnativi.
In “Marilyn” Michelle si cala ottimamente nei panni della diva riuscendo ad assomigliarle in modo sorprendente . E non solo fisicamente. A tratti sembra veramente Marilyn nel portamento, negli sguardi, nei movimenti… come se il metodo Strasberg che la Monroe seguiva con il supporto di Paula, come si vede anche nel film, e che prevede che l’attore diventi il personaggio che sta interpretando,  fosse stato seguito anche da Michelle.
Consiglio dunque la visione di questo film in quanto incantevole omaggio alla diva tragicamente scomparsa.
Per concludere, una mia riflessione.
Perché leggendo quella che è la presentazione del progetto “Anteprima Marilyn Monroe”, che, dopo la mostra di locandine al Wow Spazio Fumetto di Milano, la selezione della locandina vincitrice che diverrà il manifesto del grande evento “Marilyn, I love you” nonché veicolo per la comunicazione dell’iniziativa, vedrà il suo completamento alla “mia” prossima fiera di Weekend Donna a Milano (9-11 novembre), sono rimasta particolarmente colpita dalle prime frasi.
Si legge…
“Appartata, lontano dalle tombe di tutte le altre star che riposano nel cimitero di Westwood, solo una targhetta brunita con una scritta in rilievo permette di trovare la tomba di Marilyn Monroe. Quella targhetta, Marilyn Monroe 1926 - 1962, tuttavia è sbagliata: Marilyn Monroe non è nata nel 1926. Quell’anno, il primo giugno alle 9.30, nasce infatti Norma Jean Mortenson: la donna che diventerà Marilyn Monroe”
E se è vero che Marilyn ha cercato per tutta la sua vita di dimenticare il passato, di costruirsi una nuova identità e soprattutto, il 1° luglio 1956 “Marilyn Monroe” è diventato il vero nome anagrafico di Norma Jean e non più un semplice nome d’arte, allora io credo che quella targhetta sia veramente sbagliata. Lì sepolta c’è Norma Jean Mortenson. Perché Marilyn Monroe, la diva che ha impersonato dagli anni ’50 il simbolo del fascino della femme fatale, rimane un mito intramontabile che continua a vivere nei ricordi di milioni di persone… da 50 anni. Perché di Marilyn non se ne ha mai abbastanza.