Caro papà,
Credo che questa sia la prima lettera che ti scrivo o
perlomeno non mi ricordo di avertene mai scritte. Scusami. Ormai sono diventata
una donna, anche se ai tuoi occhi credo che sarei sempre rimasta quella bambina
di quasi tre mesi che eri venuto a prendere a Roma.
Da allora sono passati quasi 31 anni, già, 31 anni… mi
verrebbe da dire: una vita! E invece 31 anni non sono niente mi è stato detto e
insegnato.
31 anni rispetto all’età della Terra non sono niente; 31
anni rispetto alla storia dell’umanità non sono niente; 31 anni rispetto
all’età media del XXI secolo non sono niente… eppure se mi guardo indietro la
mia vita è stata ricca di avvenimenti, di svariate esperienze e anche di tanto
dolore.
Ma se 31 anni per i più sono pochi e ancora posso essere
considerata giovane, 10 anni che cosa sono!??
Niente mi direbbe chi non conoscesse il motivo di questa
domanda.
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I fiori che avresti voluto ricevere |
E invece per me sono tanti, perché oggi sono 10 anni che non
siamo più insieme.
10 anni fa più o meno a quest’ora, la mamma mi ha raggiunta
in camera da letto e mi ha comunicato che avevi lasciato questo mondo,
sicuramente per uno migliore. 10 anni fa non avevo ancora 21 anni e già ero
rimasta “orfana” di padre. 10 anni fa, quell’8 febbraio 2002, la mia vita è
cambiata… per forza maggiore.
Tutto d’un tratto non avevo più la figura del padre al mio
fianco… non avevo più qualcuno che facesse quelle cose “tipicamente da maschio”
o comunque di interesse prettamente maschile… non avevo più chi si prodigasse
perché io potessi avere il meglio dalla vita… non avevo più chi mi accompagnava
dovunque dovessi andare… non avevo più chi amava andare in giro con me a vedere
e scoprire le cose più strane… non c’era più chi amava la Svezia come se fosse
stata la sua vera patria, chi amava l’arte in tutte le sue forme, dipingere e
guardare vecchi film, collezionare francobolli, monete e macchine fotografiche,
sciare e fare surf e insegnare tutte queste cose a me… non c’era più la persona
a cui mi potevo rivolgere se qualcosa nello studio non mi era chiaro… in casa
non c’era più la figura dello studioso insaziabile di qualunque materia e
argomento… non c’era più una figura di riferimento per tante cose… non avevo
più quel padre che avrebbe dato la vita per me… non c’eri più tu.
Tante cose mi sono venute a mancare papà, tutto d’un tratto
eppure devo ammettere che forse mi mancano più ora che non dieci anni fa.
Allora ero impegnata con l’università che avevo iniziato da
appena un anno e mezzo e probabilmente questo mi ha “salvata”, perché dopo una
perdita così importante l’unica cosa che ti salva veramente è il tenersi
impegnato, in modo da non avere tempo per pensare, piangere e disperarsi. E non
solo… avevo la mia mamma e come mi è stato detto 6 anni dopo, finché uno dei
due genitori è ancora in vita, hai comunque la sensazione di avere una
famiglia. E credo proprio che questa persona avesse ragione. Probabilmente
parlava anche per esperienza personale.
La mamma invece aveva solo me… non un impegno costante e
gravoso come il mio e questo ha fatto sì che da quel triste giorno non si sia
più ripresa. Solo io so quanto abbia sofferto la tua mancanza. E adesso come
adesso comincio a credere che sia stato proprio questo distacco improvviso a
far sì che si ammalasse dopo così poco tempo.
10 anni e la mia vita tra le dita. Tante cose sono successe,
tanti avvenimenti belli e brutti, importanti e frivoli, lieti e tristi, ma ho
ben chiaro davanti a me quali sono stati gli eventi che posso dire che hanno
veramente inciso sulla mia vita, sul mio modo di pensare, sul mio modo di
essere.
Sono quattro questi eventi e tu, caro papà, te li sei persi
tutti. Eventi che hanno fatto di me una persona adulta… eventi che mi hanno
fatto crescere e maturare (anche prima del tempo)… eventi che mi hanno resa
quella che sono oggi.
In ordine di tempo, dopo la tua morte che ha dato inizio a
questi sconvolgimenti di quella che prima era una vita normale, il primo è
stato la mia laurea. Ho finito l’università anche se non brillantemente come le
scuole superiori, però ce l’ho fatta papà e alla mia discussione c’era anche la
mamma. Felice e sono sicura che anche tu saresti stato fiero di me. Sicuramente
quello è stato un giorno importante, una tappa raggiunta e la gioia è stata
tanta.
Questo successe nel 2007.
Purtroppo nel 2008 l’evento più importante è stato il più
tragico di tutti. A giugno anche la mia mamma mi ha lasciata. Appena 6 anni e 4
mesi dopo di te. Ma a differenza tua, lei si è spenta lentamente… sono stati 6
anni terribili, ti dirò, sofferti fino in fondo, eppure in me c’era sempre il
rifiuto della situazione reale. Sembravo indifferente, disinteressata, assente
rispetto all’evolversi della malattia della mamma… invece la mia si chiamava
speranza… speranza che tutto fosse solo un brutto sogno, che tutto si sarebbe
risolto. Speranza che lei, poverina, riuscisse a vincerla quella battaglia e
potesse continuare a starmi accanto. Ho sperato per anni, mesi e mesi, finché
non ho sentito pronunciare quelle terribili parole, quelle che di solito senti
nei film e che ti sembrano qualcosa che è al di fuori di te, che non ti
appartiene, che non faccia parte della tua vita: “Non c’è più niente da fare!”
Lì sono crollata. Non posso dimenticare quel giorno. Credo
di aver versato tutte le lacrime mai versate per 6 anni. E lei sapeva.
Tu invece te ne sei andato nel giro di pochi mesi e secondo
me non del tutto cosciente di ciò che ti stava accadendo.
Dopo aver vissuto entrambe le esperienze, non so davvero se
sia meglio morire in poco tempo come hai fatto tu o se invece patire per anni.
La logica mi direbbe che è meglio morire in poco tempo, per non soffrire, ma
siamo tutti un po’ egoisti in questi casi e si vorrebbe che la persona
sopravvivesse più a lungo possibile, anche per poter metabolizzare la malattia
e l’ultima ora che si avvicina.
Sinceramente, fino a pochi giorni dopo la morte della mamma,
pensavo così anche io. Pensavo che avevo avuto 6 anni per metabolizzare.
Oggi invece affermo che… non avevo affatto metabolizzato e
ti dirò di più: la mamma mi manca da morire. Ogni singolo giorno che passa
penso a lei, vivo in funzione del “bagaglio” che mi ha lasciato, vivo pensando
a come si sarebbe comportata lei. Ma mi manca il confronto. La mamma mi manca
oggi, così come mi mancava 4 anni fa. Mi è mancata quella persona a cui poter
chiedere un consiglio, che mi amava tanto quanto mi amavi tu… che mi conosceva
così bene e mi dava un parere spassionato e sincero… con cui condividevo la mia
quotidianità, fatta di racconti, esperienze e anche di silenzi… che alla
mattina si alzava prima di me e al momento giusto mi svegliava chiamandomi per
nome… quel “Carlaaa” non l’ho più sentito e non lo sentirò mai più. Mi manca il
suo essere solare, gentile e ospitale… mi manca il suo buon gusto e il vederla
a fare giardinaggio: quanto le piaceva! Mi manca sentirla parlare al telefono
nelle lingue più disparate e sentirla raccontare di me con orgoglio di mamma.
Dal 2 giugno 2008 manca una parte di me.
Tuttavia in quell’anno è successa un’altra cosa importante…
il terzo evento che ha cambiato la mia vita: dopo 16 anni a Ferrara, mi sono
trasferita a Milano.
L’avresti mai pensato che dalla “tua” Ferrara me ne sarei
andata in una metropoli!? Milano poi… non Roma come avevo sempre sognato.
Eppure eccomi qui… e fra un paio di mesi sono 4 anni che ci vivo e non esagero
quando dico che mi sento a casa. E non c’entra il fatto che non ci sia più la
mamma a Ferrara. Me ne sono andata quando lei ancora viveva. Forse
incoscientemente, non lo so, ma non posso dimenticare il suo grande atto
d’amore per me: mi ha lasciata andare, mi ha spronato lei a lasciare Ferrara
che non mi dava prospettive, per Milano. Chissà quanto ha sofferto in realtà…
me ne accorgo adesso quando mi capita di rileggere i suoi ultimi sms. Eppure mi
ha lasciata libera… libera di vivere la mia vita, di costruirmi un futuro… mi
ha dimostrato il suo amore fino alla fine.
E comunque non sono mica state tutte rose e fiori. Perché la
mia battaglia è continuata anche qui. Fortunato tu che non hai conosciuto la
crisi in cui siamo precipitati tutti. Tu che non hai nemmeno avuto a che fare
con l’Euro. Tante cose sono cambiate anche in questo senso e ancora non si sa
quale sarà il futuro, ma si continua a sperare.
Comunque se sono rimasta a Milano è anche perché in un certo
senso la mia vita a Ferrara appartiene al passato. A quel passato a cui
purtroppo appartenete anche voi. Un legame che resta, fatto di tanti ricordi,
ma è come se dal 2008 sia stata costretta a chiudere il libro scritto fin lì e
ad aprirne uno nuovo: quello scritto da me, solo da me. Il libro della MIA vita.
Però non tutto il male vien per nuocere si dice… sono
cresciuta, maturata e mi sono resa indipendente in tutto e per tutto. Del
resto, non avevo scelta.
Ed è in questa mia nuova vita che è successo il quarto e per
ora ultimo grande evento. Ho conosciuto una persona, un uomo che è entrato a
far parte di questa storia.
Un uomo conosciuto per caso e quando meno me l’aspettavo e
che da quel giorno non mi ha più lasciata. Una persona tanto diversa da me,
quanto uguale; una persona che ha saputo tirare fuori il meglio ma anche il
peggio di me; una persona che mi ha permesso di conoscere meglio me stessa… una
persona che mi ha fatto scoprire pensieri e bisogni che fino ad allora non mi
erano chiari… una persona che ha riempito le mie giornate ed è diventato il mio
punto di riferimento… una persona che mi ha fatto capire che cosa significa
amare… una persona, un’unica persona che ora è tutto per me.
Tutto per questa mia nuova vita. E’ parte di me e in quanto
tale non posso separarmene. Se poi dovesse succedere, so già che sarebbe il
terzo trauma della mia vita, il terzo grande dolore.
Conoscerlo e il poter vivere la quotidianità con lui mi ha
cambiata tanto, perché ha tirato fuori la parte più intima ed emotiva di me.
Quasi come se avessi avuto un vuoto da colmare. Un vuoto che ora si è riempito
di emozioni, sensazioni, pensieri, paure, sogni e amore.
E non solo, perché è lui che involontariamente mi ha
incoraggiata a riprendere un cammino abbandonato tanto tempo prima. Non
propriamente abbandonato, perché comunque quella strada la vedevo, ma diciamo
che mi ero avventurata per altre vie prive di un vero significato.
Quando mi sei venuto a mancare tu, mi sono riavvicinata alla
strada principale cercando di ascoltare il mio cuore per capire se era giusto
riprendere il cammino. E una risposta l’ho ottenuta perché, anche se sono
rimasta sul ciglio della strada, ho ripreso a camminare.
Negli ultimi mesi di vita della mamma, grazie a quel mio
cammino seppur marginale, ho capito che cosa significa amare veramente… che
cosa uno riesce a fare o dire per amore… che cosa è la speranza… e dunque nel
dolore ho capito che l’unica cosa che mi potesse salvare veramente, era di
tornare sulla via maestra con piena fiducia. E quindi l’ho fatto. Prima un po’
timidamente, ma poi con coscienza sempre maggiore grazie a degli incontri
importanti con persone che fino a quel momento non conoscevo… e ora eccomi qui,
in cammino e ben felice di esserlo perché non mi sento più sola, perché ho un
sostegno pienamente sentito.
Quindi papà posso dirti che non credo che le cose capitino
per caso… cioè non è stato un caso che abbia conosciuto queste persone nel mio
trasferimento a Milano e ancora di meno che abbia conosciuto lui, quasi come fosse
un angelo mandatomi nel posto giusto al momento giusto.
E oggi eccomi qui… dopo più di 3 anni da quando un certo
cammino è stato intrapreso e io e lui abbiamo iniziato scrivere a quattro mani
i primi capitoli di questo nuovo libro. Posso affermare con certezza che è
stato un altro evento importante della mia vita, qualcosa che mi ha fatto
conoscere certi aspetti e prendere coscienza di altri; qualcosa che mi ha fatta
crescere e dare una priorità alle cose che mi capitano e che vorrei che
succedessero.
Ogni tanto penso cosa ne avresti pensato tu di tutto questo,
ma purtroppo il contatto con te mi è mancato troppo tempo fa… in un tempo in
cui tutte queste cose non erano successe e in cui tutto sembrava praticamente
perfetto e sottolineo sembrava. Già, chi l’avrebbe mai detto 10 anni fa che mi
sarebbero successe tutte queste cose che immancabilmente hanno cambiato la mia
vita!?? Nessuno e sicuramente è stato meglio così. Meglio non conoscerlo il
proprio futuro perché è sicuro che non tutto sarà come uno vorrebbe… perché i
problemi, i momenti no e i dolori ci sono per tutti e allora è giusto vivere la
vita giorno per giorno, accettando quello che ci succede, ringraziando per le
cose belle e sperando sempre in meglio. Sì perché sono fermamente convinta che
“la speranza ci rende liberi” (modificando il famoso ‘la verità vi renderà
liberi’).
Una sola cosa la sapevo già 10 anni fa… e cioè che oggi ti
avrei pensato. L’ho fatto tutti gli anni, ogni 8 febbraio, ma dopo 10 anni era
ancora più scontato farlo. Se non altro perché, seppure sia invecchiata di 10
anni e mi siano capitate tutte queste cose, il tuo lasciarmi quando non avevo
ancora 21 anni, mi ha immancabilmente rivoluzionato la vita e soprattutto mi ha
lasciato un vuoto, che magari a volte credo di avere colmato, ma che a tutti
gli effetti non è così.
Ciao papà!
La tua Carla