L’idea
di questo post ce l’ho ormai da tanto tempo ma sono veramente mesi che non trovo il tempo
(e la pace, diciamocelo) per scriverlo.
In
parte è colpa della mia nuova passione creativa che mi impegna il poco tempo
libero che ho (per capire di cosa parlo, date un’occhiata qui: http://it.dawanda.com/shop/CarMa-Cards-and-Crafts),
dall’altra col matrimonio è cambiato ulteriormente lo stile di vita, così come
certe priorità.
Ma
la passione della scrittura non tramonta e oggi ho deciso che i tempi sono
maturi per riprendere!
Sono
vent’anni che ascolto Radio Monte Carlo e per me non esiste nessun’altra radio.
Ai tempi della scuola e dell’università la ascoltavo alla mattina mentre facevo
colazione, mentre ora è il mezzo di comunicazione principe mentre sono al
volante. Sono sei anni che vivo a Milano e al lavoro ci vado per l’appunto in
macchina. Col traffico che c’è, ci passo almeno mezz’ora e questo significa che
mi posso ascoltare in santa pace il programma che inizia alle 8 e termina
un’ora dopo quando io sto praticamente arrivando in ufficio.
Purtroppo
o per fortuna ogni anno il programma è diverso. Cambia lo speaker o gli speaker
(spesso e volentieri sono in tre), cambia lo stile di conduzione e di conseguenza anche
gli argomenti.
Di
solito lo stile è sempre leggero, allegro, oserei dire goliardico, però
indubbiamente, avendoli ascoltati un po’ tutti, anch’io ho le mie preferenze.
Quest’anno
il morning show è condotto da Massimo Valli e Marco Porticelli, che ci raccontano
con semplicità e simpatia notizie, approfondimenti e curiosità.
L’altra
mattina quando sono partita in auto per andare al lavoro ho sentito che
parlavano dei “precisini” e che chiedevano come sempre un feedback
sull’argomento agli ascoltatori.
Come
spesso capita, la selezione che hanno fatto dei messaggi arrivati in redazione,
mi ha strappato qualche risata.
C’era
il ragazzo che cercava ragazza precisina per mettere in ordine la cabina
armadio; la ragazza che raccontava di sua mamma che le ha fatto bere un’acqua
frizzantissima per anni perché le piacevano le bottiglie blu notte che si
intonavano con la cucina; l’uomo che ha diligentemente finito tutto quello che
un amico gli aveva messo nel piatto senza rendersi conto che era cibo per gatti
e la donna che raccontava di essere uscita con un uomo che ogni volta che
andava alla toilette, puliva tutto con il disinfettante. E così tanti altri che
ora non ricordo.
Ridevo
sia per come li hanno proposti, sia per le varie testimonianze e in cui… mi
sono perfettamente ritrovata!
Matassine colorate suddivise per colore all'età di 17 anni e ritrovate l'altro giorno |
Sì,
perché io sono una precisina. Obiettivamente sono sempre stata ordinata e
precisa, ma ammetto di essere “peggiorata “ con gli anni. La mia precisione a
volte è davvero maniacale, ma assolutamente non premeditata. E’ che mi dà fastidio vedere gli oggetti fuori
posto. E’ un fastidio per la mia vista.
Mi
hanno sempre detto che essere ordinati è un pregio e che sicuramente è una
forma mentis, però quando ai colloqui mi hanno chiesto di elencare tre pregi e
tre difetti, la parola “precisione” l’ho sempre elencata sia come positività
che come negatività.
Col
tempo ne ho preso coscienza.
E’
che per me ogni cosa ha la sua collocazione cosicché la mia vista non risulti
“disturbata” e la possa ritrovare in
qualunque momento, trattandosi di oggetti inanimati.
La
“giusta collocazione” è per me l’addendo che sommato a “il giusto contenitore”
dà come risultato la parola “organizzazione”. Dal macro ambiente al micro. Per intenderci:
dalla casa ai mobili; dal singolo scaffale, ripiano, cassetto ai recipienti in
essi contenuti.
E oggigiorno di
soluzioni che uniscono praticità ed estetica ce ne sono tante. Basta che vada a
fare un giro all’Ikea e mi vedi tornare a casa con almeno un contenitore nuovo.
E non parlo solo di scatole per abiti che permettono di tenere in ordine calze, cinture e la
biancheria nel guardaroba e nei cassetti. No, parlo anche dei contenitori pensati per organizzare CD, giochi,
caricabatteria o accessori da scrivania e anche dei barattoli per contenere e
conservare i prodotti alimentari.
A casa mia tutto è
perfettamente inscatolato e… etichettato. Da quando ho scoperto la Dymo, l’etichettatrice
per eccellenza, ho anche pensato bene di dare un nome a queste scatole che in
apparenza sembrano tutte uguali. Il nome che ne indica il contenuto.
Sembra il piano di un
folle, ma vi assicuro che per una precisina questa è la normalità. Si vive bene
solo quando tutto è in ordine!
E
invece c’è chi sostiene il contrario e quotidianamente esprime il suo
disappunto. Verbalmente ma soprattutto visivamente. E così mi ritrovo a
convivere con il disordine, anzi, chiamiamolo pure caos. E siccome il mio è
proprio uno stile di vita, il litigio ci scappa senza esitazioni.
Tu
spiegami che cosa ci fa un portafoglio appoggiato su un portavasi per ore e
ore? E i vestiti appallottolati sulla sedia quando hai un armadio 3x2 metri?
Per non parlare dell’accumulo di scontrini fiscali ormai illeggibili perché il
tempo li ha consumati…
Fra
l’altro, parlandoci chiaramente, la “fatica” che si fa nell’appoggiare il
portafoglio fuori posto è la stessa che si fa nel metterlo nella tasca del giubbotto
oppure nel cassetto. O sbaglio? E allora concedetemi di dire che per me il caos
è proprio inconcepibile e incomprensibile.
Però
una piccola soddisfazione l’ho ottenuta! Le famose etichette di cui parlavo
prima, sono servite! E anche se in maniera più “sottile”, sono anch’esse un
modo per indirizzare il comportamento altrui verso un modo di vivere più organizzato,
preciso e… “differenziato”.
E a
proposito di “differenziato”, va da sé che anche la raccolta dei rifiuti viene
effettuata scrupolosamente e in maniera ordinata. Ma su questo ci ritorno nel
prossimo post, perché non è frutto della mia fantasia che i seguenti “elementi”
siano uno conseguenza logica dell’altro: spesa – ordine – rifiuti – raccolta
differenziata - ordine
Nessun commento:
Posta un commento