giovedì 5 febbraio 2015

Ti compro che ti organizzo che ti riciclo

Ditemi la verità: anche voi avete la cassetta per la pubblicità appesa al cancello o al muro esterno di casa vostra? E da quando c’è, sperate anche di difendervi meglio dallo spamming cartaceo?
Io non l’ho mai avuta nemmeno quando vivevo in una casa monofamiliare. E’ vero, quotidianamente la posta “spazzatura” fuoriusciva dalla cassetta con il rischio di perdere la posta vera, però a dirla tutta per me la pubblicità non è mai stata un vero impiccio.
E non solo perché può effettivamente risultare utile consultare i volantini pubblicitari per comparare i prezzi di più punti vendita e approfittare di sconti, offerte e promozioni.
No, quella dei volantini è una delle mie più inconsuete passioni tanto che quando li vedo spuntare dalle cassette degli altri condomini devo sempre trattenermi dal non portargliene via qualcuno. E ad essere sincera spesso lo faccio.

Mi autorizzo da sola sapendo che per la maggior parte delle persone è “spam”.
Alla sera sono capace di rientrare a casa con in borsa due o tre volantini che poi in automatico finiscono sulla pila di quelli raccolti durante la settimana. Li guardo, anche con interesse, mentre faccio colazione o durante la pausa caffè nei fine settimana e poi, segnati su un foglietto gli acquisti che vorrei fare, se ce ne sono, li butto immediatamente nel cestino della carta.
Si prende, si consulta, si elimina. Tre mosse l’una conseguenza dell’altra. Molto logicamente.
Un giorno mi sono domandata come mai adoro i volantini. In fondo sono una forma di pubblicità dell’esercizio commerciale in questione e fra l’altro li raccolgo anche se non mi serve per forza qualcosa. Altrimenti, se così fosse, avrei una casa-magazzino dell’elettronica e una scorta trimestrale di prodotti alimentari da consumare a rotazione per evitare il deterioramento.
Pertanto sono arrivata alla conclusione che questa passione dev’essere conseguenza logica di un’altra passione e cioè quella per lo “shopping” in generale. Qualcuno strabuzzerà gli occhi ma a me rilassa.
Mai avrei pensato di fare un’affermazione del genere quando avevo 8 anni e mia mamma mi trascinava nei vari negozi e centri commerciali e io passavo il tempo a cercare sedie e panchine su cui annoiarmi per delle ore.
Però si vede che qualcosa è rimasto ed eccomi qui, adulta, che adoro andare nei vari esercizi commerciali. Magari non compro nulla (almeno non subito) ma adoro girare fra le corsie, confrontare prodotti, consultare i prezzi, le offerte e guardare le novità.
Comunque il mio “negozio” preferito resta il supermercato e così il relativo volantino.
Tant’è vero che quando so che devo andare a fare la spesa, seppure dopo il lavoro, sono contenta (tranne durante il periodo pre-natalizio in cui i negozi strabordano di esseri umani a qualunque ora del giorno e diventa impossibile godersi il momento di relax).
Mi presento quindi nel negozio munita di lista della spesa che ho scrupolosamente preparato durante la settimana precedente ma mai succede che esca solamente con le cose che mi ero prefissata di comprare. Ci scappa sempre il prodotto in offerta che all’improvviso ti ricordi che potrebbe servire o anche qualcosa che non è scontato ma ha catturato la mia attenzione. Che poi, andarci affamati, è la cosa peggiore che si possa fare. Compreresti tutto o quasi tutto. E così fai anche il “gioco del marketing” del negozio in questione.
Ma questo non compromette il mio stato d’animo perché la gioia la provo anche durante lo shopping, quando, con l’auto carica, ritorno verso casa e al momento di dover sistemare gli acquisti.
Chiaramente sistemo la spesa dando priorità ai prodotti freschi che vanno congelati o riposti nel frigorifero e a ruota continuo con gli altri. Dedico cura e attenzione ad ogni singolo prodotto affinché venga conservato e collocato correttamente. Come dicevo nel post precedente, prima di tutto l’ordine. Ma poi non finisce qui. Perché è vero che amo fare la spesa e mettere in ordine, ma proprio perché voglio che tutto sia perfettamente organizzato, mi serve spazio e allora a cosa mi servono tutti quei contenitori di cartone e gli imballaggi di plastica? A nulla, e anzi, proprio come il disordine, disturbano la mia vista. Per cui scatta in automatico il processo di cui parlavo alla fine dell’ultimo post: spesa – ordine – rifiuti – raccolta differenziata – di nuovo ordine.
Ovviamente per poter esaurire questa “catena” di azioni è stato necessario organizzare la mia personale “raccolta differenziata dell’immondizia”, procurandomi un bidone per ogni tipologia di rifiuto (prima dell’avvento della raccolta differenziata mi divertivo ugualmente  nel buttare tutto in un unico secchio). Non saranno colorati come quelli che si vedono in strada, ma per non perdere la mia qualifica di “precisina”, sono stati chiaramente etichettati. C’è il bidone della plastica; quello destinato alla raccolta del vetro; un altro deputato alla raccolta dell’indifferenziato che, da quando è stata introdotto l’obbligo della differenziazione dei rifiuti, difficilmente si riempie; uno scatolone di cartone (per restare in tema) per la carta e infine, dal 2014, un bidoncino per raccogliere i rifiuti organici.
E puntualmente io e mio marito ci alterniamo per andarli a svuotare nei bidoni condominiali. E così facendo il cerchio si chiude e l’ordine viene ripristinato!
Sicuramente non sottovaluto i problemi ecologici e di difesa ambientale, nonché il risparmio delle materie prime che sono poi stati il punto di partenza per cominciare ad educare i cittadini al corretto smaltimento della spazzatura e al riciclo e devo dire che mi diverte anche sapere esattamente in quale contenitore vanno gettati i vari rifiuti (secondo me sono stata una delle prime a scaricare l’App dell'Azienda Milanese dei Servizi Ambientali creata ad hoc), però devo dire che quella “mania” che ho di buttare via il superfluo che ingombra e “indispone”, va oltre a tutto ciò ed è frutto di una passione connaturata che ha origini più lontane.
Sì, parlo di passione e non di ossessione perché non c’è nulla di patologico nel voler gettare imballaggi e contenitori che fanno volume. Semplicemente mi sento sollevata nel farlo.
Mio marito invece scuote la testa e si sente “perseguitato” da questa mania che, guarda caso, prima di vivere con me ha vissuto con suo padre.
Ma se il mio è un disturbo compulsivo-ossessivo, il suo, che va nella direzione esattamente opposta, come lo vogliamo definire?
Perché così come io sono ordinata e lui disordinato, anche in questo caso siamo agli antipodi. Lui conserva, non butta via nulla, si accaparra oggetti, tanti e inutili e così facendo non mi sembra che sia poi così diverso da me. Sì, all’opposto, ma pur sempre “maniacale” a modo suo.
Quindi credo che a casa nostra la lotta fra ordine e caos; rifiuti e conservazione non avrà mai fine, tenendoci diversamente schierati ma anche attivi e appassionati nei nostri battibecchi.
D’altronde sono sicura che anche voi davanti alla domanda “Conosci o hai conosciuto qualcuno la cui vita è condizionata da un accumulo eccessivo di oggetti/dal desiderio di eliminare gli oggetti inutili?”, siete in grado di indicare almeno una persona. 







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