Tutti sappiamo cose siano le candele. Ma
a cosa serve la candela, oltre a fare luce? Se uno vi dice “candela” a cosa la
associate?
Ebbene, viste le “mie origini” svedesi,
io sono cresciuta con le candele sempre accesa in casa, soprattutto durante i
pasti o comunque per creare atmosfera. Almeno una, poi nel periodo dell’Avvento
e del Natale, chiaramente aumentavano di numero.
Per me era naturale averla accesa e
siccome parte della mia vita l’ho vissuta all’estero, mai nessuno ha chiesto il
motivo dell’uso della candela a tavola o ha fatto commenti sgradevoli.
Arrivata in Italia all’età di 11 anni,
in casa mia la tradizione è continuata. Ci teneva quasi di più mio padre,
italiano, che non mia madre, svedese.
Ma mi ricordo perfettamente quando un
giorno avevamo ospiti (italiani) e tutti hanno storto il naso quando hanno
visto le candele accese.
“La candela l’accendo in chiesa”, “Le
candele sono per i morti”, “Perché avete acceso le candele che c’è luce e si
vede benissimo?”
Me lo ricordo come se fosse successo
ieri. Ci rimasi molto male e ancora di più i miei genitori, per i quali
accendere la candela era segno di festa.
Poi con gli anni le cose sono un po’
cambiate. Artisti hanno capito che potevano creare sculture con le candele,
fare delle vere opere d’arte, crearle di varie forme e colori e quindi è un po’
nata l’idea che si possono anche collezionare e usare come bellissimi
soprammobili.
Lo penso anche io, anche se resto dell’idea
che la candela, oltre a fare luce, serve per creare atmosfera, per rendere l’ambiente
caldo, accogliente e sereno. E’ una piccola fiammella che riscalda il cuore e
genera gioia.
La candela è chiaramente LUCE, ma perché
ne parlo in questi termini? Perché oggi è Santa Lucia e quindi vorrei
proseguire il mio percorso di “Luce e Colore”, illustrando una tradizione cara
alla mia famiglia.
“Carla, è ora!”
“Che ore sono?”
“Manca poco alle sette, dai che andiamo
a svegliare papà!”
Così mi svegliava ogni anno mia mamma la
mattina di Santa Lucia. Così per anni, finché io non sono diventata adolescente
e come è facile che sia per un’età difficile, mi sono ribellata a questa tradizione
profondamente radicata in tutte le famiglie svedesi.
Anche se non abitavamo in Svezia (ma in
giro per l’Europa), mia mamma voleva continuare a perpetrare questa usanza che
anche lei aveva praticato in gioventù quando ancora abitava con la sua famiglia
d’origine nel suo paese. Aveva piacere che anche io mantenessi in un certo
senso il legame con gli usi e costumi svedesi, anche se, almeno quando ero
piccolissima, in piena incoscienza.
Ora ricordo con un sorriso quelle fredde
mattine invernali quando lei mi chiamava per potermi vestire da “Santa Lucia” e
andare a svegliare mio padre. Indossavo un camice bianco e una corona di foglie
verdi con tante candeline accese (non vere, ma elettriche) e accompagnandomi, mi
faceva raggiungere nella totale oscurità della casa la loro stanza da letto,
dove mio padre dormiva ancora beato. In mano un vassoio con sopra una tazza di
caffè caldo (questo non in tenera età, ma quando ero un po’ più grandicella) e
dei biscotti allo zafferano (Lussekatter) e intanto cantavamo insieme la
canzone “Sankta Lucia”, che quindi lo svegliava.
Così, semplicemente, per ricordare la
festa di questa santa che in un certo senso in Svezia (e in Scandinavia in
generale) segna l’inizio dei festeggiamenti pre-natalizi, “festa della LUCE” nel momento più buio dell’Inverno nordico.
Anche in certe parti d’Italia il 13
dicembre è giorno di grande festa, ma sicuramente si hanno usanze diverse da
questa.
Il perché in Svezia si usi mettere una
corona di candele e si portino le vivande agli addormentati, è presto svelato
perché rimanda alla storia di questa coraggiosa santa.
Lucia, infatti, fu una delle prime
cristiane, in un periodo in cui i discepoli di Gesù erano ferocemente
perseguitati ed erano costretti a nascondersi per pregare. Si ritrovarono
perciò nelle catacombe e, di notte, Lucia portava loro di nascosto qualcosa da
mangiare. Per vedere meglio la strada al buio e, allo stesso tempo avere le
mani libere per trasportare cibi e bevande, Lucia si metteva in testa una
corona di candele accese. Un giorno i soldati dell'imperatore di Roma la
catturarono e la uccisero, ma le sue buone azioni non furono dimenticate; la
Chiesa la proclamò Santa.
Quest’anno, in ricordo delle mie origini
e della mia mamma che ormai non c’è più da tre anni e mezzo, ho pensato di
festeggiare di nuovo questo giorno, anche se in maniera un po’ differente e
domani non mancherò di raccontare come è andata.
Però intanto riporto il testo della
canzone (originale svedese):
Natten går tunga fjät
rund gård och stuva;
kring jord, som sol förlät,
skuggorna ruva.
Då i vårt mörka hus,
stiger med tända ljus,
Sankta Lucia, Sankta Lucia.
Natten går stor och stum
nu hörs dess vingar
i alla tysta rum
sus som av vingar.
Se, på vår tröskel står
vitklädd med ljus i hår
Sankta Lucia, Sankta Lucia.
Mörkret ska flykta snart
ur jordens dalar
så hon ett underbart
ord till oss talar.
Dagen ska åter ny
stiga ur rosig sky
Sankta Lucia, Sankta Lucia.
rund gård och stuva;
kring jord, som sol förlät,
skuggorna ruva.
Då i vårt mörka hus,
stiger med tända ljus,
Sankta Lucia, Sankta Lucia.
Natten går stor och stum
nu hörs dess vingar
i alla tysta rum
sus som av vingar.
Se, på vår tröskel står
vitklädd med ljus i hår
Sankta Lucia, Sankta Lucia.
Mörkret ska flykta snart
ur jordens dalar
så hon ett underbart
ord till oss talar.
Dagen ska åter ny
stiga ur rosig sky
Sankta Lucia, Sankta Lucia.
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